Dati Nielsen alla mano, sembrerebbe proprio che gli italiani a tavola siano diventati molto avveduti e se qualcuno continua a pensare che tale attenzione si traduca in mera parsimonia, si sta sbagliando: attenti al prezzo sì ma anche alla qualità e, soprattutto, sempre più consci che un’alimentazione adeguata è la prima arma contro malattie e invecchiamento precoce.
Questo significa che gli italiani, alle prese con la spesa, pensino alla piramide alimentare? O che quando leggono un’etichetta conoscano a menadito le diciture tecniche dei vari componenti elencati (talvolta in caratteri talmente minuscoli da risultare illeggibili anche da chi vanta 10 decimi) ? Assolutamente no, ed ecco che dichiarazioni, come quella di qualche settimana fa da parte del OMS, scatenano il panico: carni rosse, carni lavorate vengono depennate dalla lista della spesa, ridotte, guardate con sospetto. Pochi giorni dopo, lo scandalo dell’olio d’oliva: l’alimentazione sta ricevendo una giusta attenzione da parte dell’opinione pubblica, ma talvolta alle campagne di informazione si sostituiscono quelle del terrore. Lo abbiamo già visto in passato, intere categorie o singoli prodotti “mitragliati” da campagne terroristiche di cui hanno pesantemente risentito. Il risultato per tutti è stato lo stesso: caduta delle vendite, confusione nella testa del cliente, comportamenti d’acquisto indirizzati verso categorie altre o ricerca di garanzie di vario tipo (possibilmente comprensibili e leggibili) tutto questo ha fatto, e sta facendo, la fortuna del bio, ma non solo.
Prendono piede nuove diete che scartano a priori molti dei prodotti falcidiati: vegetariani e vegani sono in aumento, così come i seguaci del Gluten Free che non hanno alcuna intolleranza al glutine. Dal mondo del retail le risposte non si sono fatte attendere. Negli scaffali della grande distribuzione le linee bio, già presenti da tempo, si stanno ampliando a nuove categorie di prodotti. Inoltre, molti stanno aggiungendo prodotti vegani, un regime alimentare che si sta diffondendo anche in Italia e che fino a poco tempo aveva un buco d’offerta che si sta velocemente riempiendo anche grazie alla gdo, lo stesso vale per latte e derivati demonizzati da scandali e minati dalle intolleranze sono stati salvati (parzialmente) dall’aumento delle referenze “senza lattosio”. Intanto, osserviamo anche un fiorire di catene dedicate a questi mondi, pensiamo al biologico; al leader di mercato Natura Sì si stanno affiancando altre realtà come Almaverde Bio, che nasce da un gruppo italiano di produzione di alimenti biologico, Bio c’Bon catena che arriva dalla Francia e, tra gli ultimi nati, Piacere Terra Bio, che alle spalle ha da un lato Eurospin e dall’altro Scotti. Cui si aggiungono la miriade di nuovi negozi che prendono i passi da realtà agricole o urbane indifferentemente. Un esempio recentissimo: a Milano, la storica Libreria Esoterica, in Galleria dell’Unione, ha aperto Anima Veg, vendita e ristorazione biologica.
Tra le nuove aperture che vediamo apparire, c’è tanto Gluten Free, molte le pasticcerie, alcune le catene, citiamo Out of Gluten, concept gourmet, che il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali ha insignito del Retailer Award quale migliore start up.
Anche in questo campo, la gdo non è rimasta al palo e oltre ad aver moltiplicato l’offerta includendola anche tra i suoi prodotti a marchio, ha introdotto degli spazi dedicati; l’ha fatto Il Gigante, nel suo ipermercato a Villasanta (Co) dove, a novembre, ha aperto il terzo punto di vendita di Milano Senza Glutine; così Coop Lombardia che, grazie a una collaborazione con Dr Schär, ha ripensato completamente la categoria andando incontro con i desideri di un cliente che vorrebbe, guardando lo scaffale del supermercato, cogliere prontamente i cibi a lui permessi senza dover fare scouting alla ricerca della spiga.
L’apertura di nuove frontiere è sempre interessante, stimolante, rimane il cruccio che molte di queste formule prendono i passi da una domanda che nasce dal dubbio e dal sospetto, dalla necessità di garanzie che fino a pochi anni fa non erano richieste perché la fiducia sosteneva il rapporto tra cliente e prodotto, il recupero di tale rapporto oggi è in mano alla gdo, al retail, sempre più vissuto dalle persone quale garante dei prodotti (di marca o meno) che mette negli scaffali. Un grande onore e un grande onere.
*direttore Markup e Gdoweek
Fonte: repubblica.it