Su Instagram è conosciuta come Valentina Gluten free, si definisce artigiana del gusto, ed ogni giorno racconta la sua vita tra un sorriso ed un muffin, tutto rigorosamente senza glutine

Capelli color rame, sorriso contagioso, bellissima, segni particolari celiaca, lei è Valentina Leporati, conosciuta in rete come Valentina Gluten Free, una giovane donna di trentadue anni che, tra una focaccia e un cupcake, ormai da tempo dispensa consigli e dritte alimentari, a chi soffre di questa patologia. Già perché la celiachia è una malattia vera e propria, non una semplice intolleranza al glutine, un’infiammazione cronica dell’intestino, e i celiaci non sono dei “fissati” dell’alimentazione, ma persone costrette a modificare le loro abitudini alimentari per evitare i danni provocati dal glutine al loro corpo. Nei primi anni 2000 ricevere una diagnosi di questo tipo equivaleva alla morte sociale, in un certo modo, perché negli scaffali dei supermercati non si trovava niente, chi ne soffriva era costretto a fare la spesa nelle farmacie, non c’era quella scelta, e forse nemmeno la giusta attenzione, che invece e, aggiungo finalmente, troviamo adesso. E questo Valentina lo sa bene. Sono stati anni duri, anni che le hanno spento il sorriso, perché quando sei adolescente è faticoso anche solo spiegare il perché del tuo rifiuto a certi alimenti, diventa difficile uscire per un aperitivo se quello che ti viene presentato per accompagnare il tuo drink è qualcosa che sai ti farà male, se quando vieni invitata a cena nel menù non c’è niente che potrai mangiare.

E allora smetti di uscire, di andare alle feste, di spiegare, di raccontare e di raccontarti, e ti rinchiudi nel tuo mondo, sognando un posto che, sei sicura, prima o poi esisterà, dove toglierti tutti gli sfizi, dopo poter inzuppare nel cappuccino la tua focaccia senza glutine o assaggiare un cupcake al cioccolato, senza poi piegarti in due dal dolore. Poi succede qualcosa dentro di te, come un meccanismo inceppato che trova finalmente la giusta combinazione, e si apre al mondo, e a diciotto anni Valentina capisce che rinchiudersi non può essere la soluzione, ma deve ripartire da lì, dalla sua “debolezza” facendola diventare il suo punto di forza, capisce che la celiachia sarà la sua compagna di viaggio per tutta la vita, e decide di diventarci amica, ritornando a sorridere. E questa è la sua storia.

“Mi chiamo Valentina, sono una donna di 32 anni e vivo a Sarzana, una piccola cittadina tra la Liguria e la Toscana, terra di mare, di poeti e di cibo prelibato. Sono celiaca. Nascere celiaci in un posto in cui la dieta della popolazione è composta al 70% da focaccia non è stato per niente facile. La rinuncia al buon cibo e al cibo in generale nelle situazioni di vita sociale è da sempre stato un grosso problema. Da piccola mi imbarazzava dover dire di essere celiaca e soprattutto mi mettevano in seria difficoltà le domande che seguivano alla mia dichiarazione. Cosa vuol dire? Ma se mangi il pane muori?Ma se assaggi solo un pezzettino ti succede qualcosa? Ma poi ti passa? Ma si attacca? Ignoranza, brutta bestia. Ecco, per evitare tutto questo a un certo punto ho deciso di non uscire più. Non andavo alle feste, non andavo ai compleanni, non uscivo il pomeriggio a fare un giro, niente aperitivi, niente appuntamenti romantici con la mia cotta del liceo, niente di niente. Mi sono autoesclusa e questo ha condizionato non poco la mia vita.

Ero una ragazzina sola, che si era creata la sua gabbia dorata tra le mura di casa. Ho iniziato presto a imparare a cavarmela e tutt’oggi penso che il mio più grande talento sia quello di sapermi arrangiare. Probabilmente è un talento che abbiamo in comune tutti noi affetti da celiachia: ci sappiamo arrangiare, ci sappiamo accontentare e soprattutto sappiamo godere e apprezzare anche il più piccolo gesto di attenzione e garbo nei nostri confronti. Un cameriere che al ristorante allontana il cestino del pane dal nostro posto, diventa un piccolo eroe. A un certo punto, a 18 anni circa, qualcosa è scattato nella mia testa e ho deciso che da quel momento in poi non mi sarei più emarginata ma anzi avrei parlato, raccontato e risposto a tutte le domande stupide che mi sarebbero state fatte.

Ho notato che la mia sicurezza e la presa di coscienza del fatto che non ero un’appestata hanno automaticamente creato nelle persone che mi si avvicinavano un’attenzione positiva nei miei confronti: ai compleanni avevo un vassoio con cibi a me dedicati, all’aperitivo potevo mangiare olive, patatine e altri stuzzichini, a cena a casa di amici tutti mangiavano pasta senza glutine per non rischiare che mi sentissi male e così via. Una rivoluzioneQuello è stato il momento in cui ho capito che potevo impegnarmi ancora di più per fare in modo che il senza glutine fosse argomento conosciuto e trattato da tutti e che le persone celiache si sentissero meno sole, non diverse.

Ho studiato, ho cucinato, ho buttato via intere teglie di roba, ho frequentato un corso specifico e ho deciso di aprire un forno in cui non entrasse nemmeno una briciola di glutine. Volevo creare un posto dove le persone come me si sentissero al sicuro. Ed ora eccomi qua sono diventata “Valentina Gluten Free”, e sono sempre circondata da pane, pizza, focaccia, torta di mele, cupcakes, muffins e crostate che sforno ogni giorno nel mio laboratorio. Dal giorno che ho inaugurato non ho mai smesso di sorridere.

Il senso di questo lungo discorso è che trasformare una propria debolezza in qualcosa di positivo è possibile. Il turning point della mia vita è stato la presa di coscienza del fatto che potevo rendere la mia malattia il mio punto di forza e soprattutto potevo aiutare le persone come me a sentirsi più “normali”, meno emarginate.Senza glutine non vuol dire avere qualcosa in meno, vuol dire avere delle occasioni in più. Basta saperle cogliere.”


Quando hai scoperto di essere celiaca?

I miei genitori hanno scoperto la mia celiachia quando avevo solo 17 mesi. Ci sono state diverse diagnosi sbagliate che mi hanno portata a deperire e a non assimilare più nulla. Solo grazie ad un dottore attento e informato, il dottor Gerali di La Spezia, sono stata portata all’ospedale Gaslini di Genova è lì con la gastroscopia è stata finalmente diagnosticata. Al tempo nessuno nella mia famiglia ne aveva mai sentito parlare e non conoscevamo nessun altro che conoscesse la malattia. Facevamo la spesa alimentare in farmacia (al supermercato non esistevano prodotti ad hoc per noi celiaci) e la scelta era davvero poca: un tipo di pasta, uno di pane, due di biscotti e delle farine che erano come il borotalco.

Quando hai capito che il Gluten free poteva essere il tuo biglietto da visita su Instagram?
L’ho capito nel momento stesso in cui ho deciso di parlarne. La risposta che ho ricevuto è stata ottima e mi sono resa conto che c’era ancora troppa disinformazione e ignoranza sull’argomento. Ho capito che potevo provare a raccontare la mia storia e che poteva essere d’ispirazione per qualcuno.

Quando ti è venuto in mente di coniugare la tua malattia con il lavoro?
La celiachia è una malattia cronica, un’intolleranza permanente e quindi dovrò conviverci per tutta la vita. A un certo punto ho smesso di vedere questa mia condizione come un fardello pesantissimo da portare sulle spalle e ho deciso che potevo diventare la sua migliore amica. Potevo impegnarmi per creare tutto quello che pensavo la celiachia mi avesse tolto: libertà nel nutrirmi, tranquillità nel vivere la socialità, sicurezza fuori casa. Ho iniziato a cucinare, studiare e sperimentare e l’apertura della mia pasticceria/panificio è stata la naturale conseguenza.

Hai aperto un panificio pasticceria, quanto sei orgogliosa di te?
Sono molto orgogliosa di me e del mio coraggio. La mia attività si rivolge a un pubblico di nicchia ed è situata in una piccola cittadina. Ci vuole coraggio per fare tutto questo da sola, coraggio e un pizzico di sana incoscienza. Sono orgogliosa del mio negozio e anche del lavoro che faccio sui social per informare il più possibile sulla celiachia in modo serio e preciso ma anche informale.

Sono aumentate le Intolleranze alimentari oppure semplicemente c’era tutto un mondo nascosto che è uscito allo scoperto?
Credo che le intolleranze alimentari oggi siano finalmente un argomento di cui si sente parlare di più. C’è più attenzione verso quello che si mangia e quando si presenta un problema le diagnosi sono molto più veloci di un tempo.

Che cosa sogni per il futuro?
Sogno un mondo più inclusivo per tutte le esigenze e le scelte alimentari. Sogno di scrivere un secondo libro di ricette e sogno una mia rubrica a tema cucina Gluten Free su una rivista cartacea.

 

 

Fonte: dilei.it