Si chiama “sensibilità temporanea al glutine”, la proteina presente in elevate quantità in frumento, orzo, segale e derivati. Ed è un problema che coinvolge tre milioni di italiani, con una netta predilezione per le donne, tra 25 e 45 anni.
I disturbi – gonfiori addominali, difficoltà digestive, prurito, cefalea – sono più lievi e sfumati di quelli della celiachia e compaiono appena si mangiano i cereali incriminati. Per attenuarsi, fino a scomparire, se si sospende il consumo di questi alimenti.
Su questo aspetto si concentra lo studio Glutox, promosso dall’Associazione gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri e coordinato dal Policlinico di Milano.
«Vogliamo arruolare almeno un migliaio di persone (per candidarsi, scrivere a glutoxtrial@gmail.com, ndr)» spiega Luca Elli, coordinatore dello studio. «La condizione è che soffrano di disturbi intestinali, pur avendo escluso la presenza di celiachia tramite esame del sangue (che valuta il dosaggio delle transglutaminasi) e di allergia al frumento. Il nostro protocollo prevede una dieta senza glutine per circa un mese: se si registrano miglioramenti, significa che la sensibililità al glutine è certa. Chi ne è colpito verrà seguito per un anno, con una particolare dieta di mantenimento».
Dal 19 al 23 maggio, si svolgerà la settimana di informazione sulla sensibilità, voluta da Aigo, Adi e dr. Schär Institute , che offre la possibilità di prenotare un consulto telefonico con uno specialista. Info.