Tra le cause ci sono quelle ambientali
Aumentano le persone che soffrono di celiachia. Vent’anni fa la malattia colpiva l’1% della popolazione, oggi un nuovo studio italiano fornisce nuovi numeri e spiega che il trend è in crescita in particolare in alcune aree metropolitane e sfiora il 2%, portando il totale di casi a quasi un milione.
Di questo si è parlato all’ottavo Convegno Annuale “The Future of Celiac Disease” dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC) a Roma.
Alla base dell’incremento ci sarebbero cause ambientali, non ancora individuate, ma resta la necessità di migliorare le diagnosi che tuttora arrivano in media oltre 6 anni dopo i primi sintomi.
Gli esperti quindi propongono test del sangue mirati almeno su ricoverati in reparti come ginecologia, pediatria, medicina interna per individuare prima possibile i casi che resterebbero sotto silenzio perché si presentano con sintomi sfuggenti.
“Fino a poco tempo fa – dice Marco Silano, coordinatore board scientifico AIC e Direttore Unità Operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute, dell’Istituto Superiore Sanità – ritenevamo che la prevalenza di celiachia fosse in aumento solo per la nostra migliore capacità diagnostica, ora un nuovo studio mostra un incremento sostanziale dei casi. La rapidità dell’aumento fa pensare che a causarla siano fattori ambientali: sono al vaglio ipotesi come le infezioni virali, non solo intestinali, o l’uso dell’enzima transglutaminasi nei cibi pronti al consumo, oppure ancora l’uso di antibiotici nella prima infanzia, la quantità di glutine nello svezzamento o un microbioma che favorisca la patologia. Inoltre, l’età media in cui si manifesta la celiachia sta salendo e stanno cambiando anche le modalità cliniche con cui si presenta: i pazienti con segni classici come la diarrea sono pochi. Occorre perciò cambiare approccio e cercare i celiaci in tutte quelle categorie di pazienti che per esempio presentano sintomi di osteoporosi, anemia, turbe della fertilità, colon irritabile”.