Stanchi della solita farina? È il momento buono per sperimentare una delle tante proposte alternative ora disponibili, come la farina di amaranto. Questo pseudo-cereale, che gli Aztechi definivano il grano degli dei e a cui attribuivano poteri magici, veniva usato dalle civiltà precolombiane nei riti religiosi. I colonizzatori ne vietarono allora la coltivazione e questi semi commestibili, ricavati da alcune piante del genere Amaranthus, vennero quasi dimenticati. Fino agli anni ’70, quando un botanico statunitense ne rivalutò il valore nutrizionale, gustativo e benefico, tanto che oggi l’amaranto è conosciuto da molti come un superfood, al pari della quinoa e dell’avocado.

Sembra che in Italia una varietà del genere Amaranthus fosse conosciuta fin dagli antichi Romani. Si tratta di una pianta spontanea, considerata infestante per gli agricoltori o usata a scopi ornamentali, anche se stanno aumentando le realtà che investono su questo prodotto, tra l’altro particolarmente redditizio e la cui domanda è in crescita. Questo ingrediente può essere infatti usato in tante ricette dolci e salate e diverse persone iniziano ad apprezzare la farina di amaranto per le loro preparazioni. Perché? Che cosa ha di tanto speciale?

PROPRIETÀ

Il primo fattore di interesse verso questa farina alternativa è quello salutistico. La farina di amaranto non contiene glutine ed è quindi perfetta per chi soffre di celiachia o ha un’intolleranza. Non solo. Ha un importante contenuto di calcio e di ferro, più della farina integrale di frumento. Uno studio del 2014 ha evidenziato come il consumo giornaliero di pane contenente farina di amaranto possa contrastare le concentrazioni di glucosio, trigliceridi e colesterolo LDL, un aspetto importante per il corretto funzionamento del nostro sistema cardiovascolare. Tutto questo grazie al suo rilevante contenuto di fibre.