In Sicilia ancora i buoni di carta. Aic chiede che la Regione faccia la dematerializzazione: “Aprire ai supermercati, sarebbe un segnale di libertà di movimento”, dice Paolo Baronello

Se fossero tutti insieme sarebbero un Comune di 17.000 abitanti. Tanti sono i celiaci siciliani che si trovano in una situazione burocraticamente critica. In sostanza, per fare la spesa usano i “buoni” che dà loro l’Agenzia sanitaria provinciale di riferimento, ma possono spenderli solo in farmacia. Sono ancora di carta e non “circolari”. Quindi, addio ai prodotti per celiaci che troverebbero invece al supermercato, e che oggi sono per loro totalmente a pagamento. La denuncia viene da Paolo Baronello, presidente della sede siciliana dell’Aic, l’Associazione italiana celiachia.

Le difficoltà dei celiaci siciliani nell’acquisto dei prodotti adatti

«I nostri amministratori non ci ascoltano, noi continuiamo a fare pressione e cerchiamo di avere un dialogo. Finora abbiamo avuto solo tante promesse ma nessuna certezza sulla risoluzione del problema. Siamo ancora fermi a 30 anni fa», dice. Oggi la spesa con il buono del piano terapeutico possono farla nelle farmacie e nelle parafarmacie. «Ma quella al supermercato potrebbe tradursi in un segnale in più di libertà di movimento. Oggi un celiaco siciliano deve farsi ‘il pacco’ per alimentarsi in modo corretto – aggiunge – Le farmacie sono tante ma è giusto dare l’opportunità di aprire alla Grande distribuzione organizzata, proprio come avviene in tutte le altre Regioni italiane, dematerializzando la ricetta e mettendo in condizioni il paziente celiaco di poter scaricare i budget che ha nelle tessere sanitarie».

 

Cosa è il “pendolarismo alimentare” dei celiaci

Baronello sa bene il significato di tutto questo. Ancora oggi fa “il pacco” per la figlia che lavora fuori Regione e che quindi non può usare i buoni lì dove vive. Quindi, è una tra quelle che vive una sorta di pendolarismo alimentare che costringe studenti e lavoratori fuori dall’isola a organizzarsi come possono per usufruire di un loro diritto. «I celiaci siciliani vivono questo lockdown da tempo – prosegue il presidente di Aic Sicilia – Noi tutti facciamo i salti mortali e se da una parte il Covid ha dato una profonda lezione di digitalizzazione, questa stessa rivoluzione non viene seguita in Sicilia per i buoni alimentari».

 

Celiachia, l’intolleranza alimentare più frequente in Italia

In Italia la celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente: ci sono 225.000 persone a cui è stata diagnosticata, anche se si stima ce ne siano almeno 600.000 a soffrirne. Le maggiori incidenze sono in Provincia autonoma di Trento (0,47%), Valle d’Aosta e Toscana (0,46%), Sardegna (0,45).

I numeri dei celiaci in Sicilia

La Sicilia è a metà classifica (0,35%), poco sotto alla media nazionale dello 0,37%. Ma a livello di numeri assoluti per pazienti, dopo la Lombardia (con oltre 40mila celiaci), la Campania, il Lazio e l’Emilia-Romagna, la Sicilia è la quarta Regione. La diagnosi di questa malattia è in aumento: nel 2019, a livello nazionale, se ne sono contati 11mila in più rispetto ai 7mila del 2018.

 

Il buono di cui godono i celiaci

Ogni celiaco ha un buono per l’acquisto di prodotti senza glutine: si va dai 56 euro per un bimbo ai 124 euro per un ragazzo tra i 14 e i 17 anni. Una cifra che risponde anche al fabbisogno calorico di ogni persona, ed ecco per quale ragione i limiti massimi di spesa sono inferiori per le donne.

 

Giampiero Valenza

Fonte: