Uno studio su Postgraduate Medical Journal, con la partecipazione dell’Ateneo, raccoglie le acquisizioni passate e recenti sulle numerose patologie e ricoveri ospedalieri del presidente USA e ricostruisce la diagnosi di malattia celiaca, anche sulla base di materiale archivistico inedito, reso disponibile dalla famiglia.

Le immagini dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy fanno parte dell’immaginario collettivo di varie generazioni e segnano profondamente la storia del secondo Novecento. Fiumi di  inchiostro  sono stati scritti, innumerevoli congetture formulate per spiegare questo fatto storico cruciale.

Pochi anni fa il chirurgo Kenneth Salyer, che quel 22 novembre del 1963 era un giovanissimo medico di guardia all’ospedale  di Dallas dove Jfk morì poco dopo l’arrivo, ipotizzò che il presidente probabilmente si sarebbe salvato se non avesse indossato un rigido busto che lo fece rimanere eretto dopo il primo colpo di arma da fuoco, esponendolo come facile bersaglio al secondo proiettile, fatale.

Ma perché Kennedy aveva il busto? Gli storici hanno negli anni successivi messo in luce le numerose patologie sofferte da Jfk, fra cui il dolore cronico alla schiena a cui tentava di ovviare con il corsetto, indossato anche al momento della morte.

Uno studio su Postgraduate Medical Journal, svolto dagli atenei di Firenze, Torino e dell’East Anglia di Norwich ricostruisce ora, anche attraverso lo studio di materiale archivistico inedito reso disponibile dalla famiglia Kennedy nel 2001, la sofferta storia clinica del politico americano tenuta nascosta per lunghi anni e iniziata nella più tenera adolescenza con disturbi gastroenterici, ipotiroidismo, dolori ossei, marcata osteoporosi (“President John F Kennedy’s medical history: coeliac disease and autoimmune polyglandular syndrome type 2” doi:10.1136/ postgradmedj-2020-137722). Fra gli autori Donatella Lippi, docente di Storia della medicina presso il Dipartimenti di Medicina sperimentale e clinica, e l’allergo-immunologa Donatella Macchia, dell’Ospedale fiorentino “San Giovanni di Dio”.

“I documenti, che spaziano dal 1955 al 1963 – spiegano Lippi e Macchia -, hanno consentito di ricostruire i numerosi ricoveri ospedalieri sia negli USA sia in Europa, gli approcci diagnostici e terapeutici dell’epoca e, soprattutto,  hanno permesso di ipotizzare che Kennedy soffrisse di Malattia Celiaca associata a Morbo di Addison e sindrome autoimmune polighiandolare di tipo 2”.

Questa teoria spiegherebbe le problematiche accusate dal presidente fin da adolescente, come i sintomi gastrointestinali, i problemi di peso e di crescita, l’affaticamento e successivamente l’osteoporosi. Tutte malattie che contrastano con l’immagine pubblica di un uomo pieno di energia, protagonista durante la seconda guerra mondiale anche di un salvataggio eroico, a nuoto, di se stesso e dei suoi compagni nelle acque della Nuova Georgia, dove il motosilurante da lui guidato era stato colpito da un cacciatorpediniere giapponese.

Probabilmente  la celiachia, malattia infiammatoria cronica dell’intestino tenue causata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti, derivò a Kennedy  – suggerisce lo studio – dalla sua origine. Gli irlandesi – di cui due milioni a metà Ottocento emigrarono negli Stati Uniti e con essi il bisnonno di JFK, Patrick Kennedy – avevano un’alimentazione fortemente incentrata sul consumo di avena. La loro migrazione causò anche la diffusione negli USA delle caratteristiche immunogenetiche tipiche della Malattia Celiaca: lo stesso padre del futuro presidente soffriva di moltissimi sintomi riconducibili a questa patologia.

 

Fonte: www.unifimagazine.it