Che cosa è l’intolleranza alimentare
L’intolleranza alimentare si verifica quando un individuo è incapace di “sopportare” la presenza di un particolare cibo.
Essa produce dei disturbi assimilabili ad una allergia, ma non vengono innescati dei meccanismi immunologici. Piuttosto si ha a che fare con un probabile difetto enzimatico, a causa del quale l’organismo non riesce a metabolizzare (digerire) alcune sostanze presenti in un alimento. Il disturbo non si manifesta immediatamente ma può presentarsi anche a distanza di 72 ore dall’assunzione e non dipende dalla dose assunta. Infatti i sintomi possono manifestarsi anche con piccole dosi.
E’ possibile diagnosticare tre tipi di intolleranze alimentari principali: verso il glutine, il lattosio ed una generica al fruttosio.
Prendiamo ad esempio l’intolleranza al lattosio.
Chi ne soffre, può ingerire del latte senza rischiare di andare in contro ad una grave reazione allergica, però – a causa della mancanza dell’enzima lattasi che scompone il lattosio in glucosio e galattosio – non riesce a digerirlo. E questo può provocare gonfiore, senso di stanchezza e meteorismo.
I sintomi più ricorrenti di una intolleranza alimentare
I sintomi più ricorrenti di una intolleranza alimentare sono:
1. mal di testa;
2. gonfiore addominale;
3. meteorismo;
4. variazioni di peso;
5. stitichezza o diarrea.
Ma in alcuni casi si possono verificare anche:
6. prurito;
7. bruciore allo stomaco;
8. difficoltà di concentrazione;
9. stanchezza e apatia;
10. aerofagia.
Tuttavia, a differenza degli allergici, gli intolleranti possono “sopportare” piccole quantità di alimento senza manifestare dei sintomi evidenti.
Cibi e cause delle intolleranze alimentari nell’adulto
Le cause più comuni delle intolleranze alimentari nell’adulto si possono rintracciare in molte componenti del cibo, in alcuni additivi, molti conservanti e coloranti.
In questi casi è d’obbligo fare degli esami per sapere a cosa si è intolleranti.
Come curare una intolleranza alimentare
Una intolleranza alimentare si cura semplicemente non consumando o evitando di consumare per un certo periodo i cibi incriminati.
Ad esempio. Chi è intollerante al lattosio o al glutine o al fruttosio non deve assolutamente consumare cibi che contengano queste sostanze.
Invece, chi accusa altre intolleranze alimentari può “limitarsi” a seguire una dieta che esclude per alcuni mesi il cibo incriminato e, ovviamente, tutti gli alimenti che appartengono alla stessa classe.
Spesso questo si traduce in un cambiamento delle proprie abitudini che taglia drasticamente le calorie della dieta. E sebbene questa soluzione potrebbe sembrare ottima, potrebbe in alcuni casi dilazionare il tempo di una corretta diagnosi di una malattia seria.
Nota: Allenare il Galt.
Secondo molti medici torna utile allenare il galt (sistema immunitario intestinale) a mantenere la tolleranza, mangiando frutta e verdura di stagione!
Quali sono le intolleranze alimentari più diffuse
In Italia i celiaci sono circa l’1% della popolazione, eppure molte persone soffrono tutte le volte che assumono carboidrati.
Non sono celiaci, non soffrono della sindrome del colo irritabile e non sono allergici.
Cosa sono, quindi?
Sono “sensibili al glutine“.
Circa il 6% degli italiani lo è. Ed essi riescono a tenere a bada i sintomi attraverso una dieta povera di carboidrati, spesso ipocalorica.
Le intolleranze alimentari più diffuse mettono sulla graticola quegli alimenti che una popolazione mangia più spesso. Noi italiani, ad esempio, siamo intolleranti soprattutto al latte, al frumento ed al lievito.
E’ come se ogni giorno in più di pasta, pane, zucchero e formaggi sovraccaricasse il nostro corpo spingendolo a ribellarsi.
Ecco perchè è molto importante seguire una dieta equilibrata e soprattutto variata.
L’intolleranza alimentare non si manifesta perchè il cibo è andato a male o è stato realizzato con prodotti e meccanismi scadenti. Si è intolleranti per via di un nostro particolarissimo equilibrio interno con gli alimenti.
Programma alimentare per chi soffre di intolleranza
Per curare i sintomi dell’intolleranza alimentare può risultare utile seguire (per un paio di giorni) una dieta ad impatto zero. Si tratta di una alimentazione da seguire per 10 giorni e che esclude i cibi responsabili di tutti i fastidi + quelli che favoriscono la liberazione di istamina o che la contengono: gonfiori, meteorismo, secchezza cutanea, mal di testa, stanchezza, etc.
Cibi da evitare categoricamente e quelli “NI”
I cibi da evitare sono quelli che contengono in maggior rapporto istamina (sostanza che viene liberata quando il nostro corpo ha delle reazioni allergiche):
– formaggi fermentati;
– salame ed insaccati;
– pesce in scatola;
– pomodoro;
– spinaci;
– alcoli, bevande fermentate (birra, vino e superalcolici).
Poi ci sono gli alimenti che stimolano la liberazione di istamina (sempre da evitare):
– cioccolato;
– fragole e frutta esotica;
– carne suina;
– noci;
– arachidi;
– crostacei e molluschi.
Sotto vigile moderazione, invece, si possono mangiare:
– funghi;
– pesche;
– uva passa;
– cibi lievitati freschi (pane, pizza, brioches);
Ecco una dieta ad impatto zero per ridurre il rischio di intolleranze alimentari