I celiaci, cioè gli intolleranti al glutine, combattono con una malattia fastidiosa e irreversibile. Ma possono contare su una serie di diritti e agevolazioni. Vediamo quali.

La celiachia è una malattia permanente su base infiammatoria dell’intestino tenue caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale. La causa è una reazione autoimmune al glutine, una sostanza che si trova in alcuni cereali quali grano, orzo, segale, e – di conseguenza  – negli alimenti che li contegono, tra i più diffusi pane, pizza, pasta, biscotti.

I sintomi con cui la celiachia si manifesta (può farlo a qualsiasi età, anche avanzata) possono essere molteplici, a carico di diversi organi e sistemi dell’organismo umano. Solitamente, nei bambini si tratta di episodi di diarrea maleodorante (per presenza di grassi nelle feci), meteorismo (addome gonfio), con dolori addominali sotto forma di crampi. Negli adulti, invece, può aversi:

  • anemia da carenza di ferro;
  • osteoporosi;
  • debolezza muscolare;
  • disturbi della fertilità e ripetuti aborti spontanei;
  • alterazioni della coagulazione;
  • afte orali (bollicine su lingua e gengive);
  • alopecia (perdita di capelli);
  • convulsioni.

Spesso accade che i sintomi non siano facilmente riconoscibili e la diagnosi corretta richiede anni.

Come si comprende, si tratta di una patologia – classificata come una malattia rara -che comporta disagi di varia natura. Proprio per questo, il Sistema Sanitario Nazionale prevede particolari forme di tutela per le persone che ne sono affette:

  • erogazione gratuita dei prodotti entro un tetto di spesa;
  • somministrazione di pasti privi di glutine a scuola e in ospedale;
  • esenzione dal ticket.

Celiachia: erogazione gratuita di alimenti senza glutine

La prima agevolazione riguarda il problema principale dei soggetti affetti da questa patologia che, in sostanza, ruota intorno alla impossibilità di mangiare pasti in cui è presente il glutine: pane, pasta, biscotti, cereali, ecc…

A seguito della diagnosi del medico specialista, il celiaco, quindi, ha diritto ai prodotti dietetici senza glutine, indispensabili per la sua dieta che dovrà essere rigorosa e portata avanti per tutta la vita. Può, quindi, ritirare prodotti nelle farmacie, pubbliche e private, nei supermercati e negozi specializzati, fino al raggiungimento di un tetto di spesa mensile. In particolare:

Fascia d’età                Tetto mensile uomini      Tetto mensile Donne

6 mesi – 1 anno         Euro 45,00                     Euro 45,00

Fino a 3,5 anni           Euro 62,00                     Euro 62,00

Fino a 10 anni            Euro 94,00                     Euro 94,00

Età adulta                  Euro 140,00                   Euro 99,00 [1].

Da precisare, però che i tetti di spesa effettivamente riconosciuti, così come la tipologia dei punti vendita in cui sono disponibili i prodotti senza glutine distribuiti in regime di erogazione gratuita, possono essere differenti a seconda della regione di residenza e della Asl di appartenenza. Pertanto, ogni dettagliata informazione può essere richiesta all’Associazione Italiana Celiachia della regione di residenza.

Ma come fanno i celiaci a sapere che cosa esattamente possono mangiare? Un decreto ministeriale del 2001 ha istituito il Registro Nazionale dei Prodotti Destinati a un’Alimentazione Particolare che viene aggiornato con cadenza mensile dal Ministero: al suo interno sono presenti tutti gli alimenti senza glutine erogabili dal Sistema Sanitario Nazionale e che sono facilmente identificabili grazie ad un logo ministeriale ufficiale che le aziende possono apporre sulle confezioni.

Celiachia: come ottenere l’erogazione gratuita degli alimenti?

Per ottenere l’erogazione gratuita degli alimenti privi di glutine sono necessari alcuni documenti:

  • certificato di accertata diagnosi di malattia celiaca rilasciato da parte di uno dei centri ospedalieri o universitari di riferimento;
  • rilascio da parte dell’Azienda Sanitaria Locale dell’autorizzazione a fruire gratuitamente dei prodotti privi di glutine.

Il ritiro dei prodotti avviene secondo modalità definite dalle singole Regioni, direttamente presso i presidi delle Asl, le farmacie convenzionate o i fornitori da queste autorizzati.

Celiachia: quali diritti a scuola e negli ospedali?

Agevolazioni per i celiaci sono previste anche a scuola e nei luoghi pubblici. La legge [2] riconosce la possibilità di ottenere, su richiesta, la somministrazione di pasti senza glutine nelle mense scolastiche, ospedaliere e nelle mense di strutture pubbliche. Ciò al fine di agevolare l’inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche, sportive e lavorative garantendo un accesso sicuro ai servizi di ristorazione collettiva.

Celiachia: visite gratuite?

Esenzioni sono previste anche per le prestazioni finalizzate alla diagnosi della malattia, a condizione che il sospetto circa la sua presenza sia formulato da un medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale, il quale si occuperà di indirizzare l’assistito, in base alle indicazioni del competente centro interregionale di riferimento, al presidio della rete in grado di garantire la diagnosi. Nel caso in cui fossero necessarie indagini genetiche sui familiari dell’assistito, esse sono erogate in regime di esenzione dai presidi della rete. I relativi oneri sono a carico della Azienda Sanitaria Locale di residenza dell’assistito.

Celiachia: spettano i benefici della 104?

Attualmente, il soggetto celiaco non rientra tra quelli che beneficiano delle agevolazioni previste dalla legge 104: tale legge si rivolge ai portatori di handicap, cioè a coloro che presentano una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che comporta difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e che è causa di svantaggio sociale o di emarginazione.

 

Celiachia: vantaggi sul lavoro?

Se il celiaco è anche malato oncologico può passare da un lavoro a tempo pieno a uno a tempo parziale. Può accadere che i contratti collettivi non prevedano nulla in tal senso e che il datore di lavoro si rifiuti: in una simile ipotesi non resta che proporre una trasformazione a tempo parziale prevedendo una data di scadenza (per esempio, 6 mesi). In questo modo il lavoratore potrebbe gestire le terapie opportune senza incidere troppo sull’organizzazione del lavoro, mentre l’azienda risparmierebbe sul costo del lavoro, dal momento che la fissazione di un orario part-time comporta una riduzione dei costi retributivi e contributivi.

 

 

[1] È previsto un aggiornamento periodico a cura del ministero della Salute, sentita la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome, sulla base della rilevazione del prezzo dei prodotti sul libero mercato.

[2] L. n. 123 dello 04.07.2005, “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”.

 

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Fonte: www.laleggepertutti.it