Tanti italiani con una dubbia “sensibilità” al grano
Sempre più italiani eliminano i prodotti contenenti glutine (la proteina del grano) dalla tavola senza essere né intolleranti, né allergici; molti per una «sensibilità» al glutine ancora non ben definita. È emerso nel corso di un forum scientifico promosso dall’Università Cattolica in occasione della giornata dedicata al mondo del senza glutine.
«Escludere la proteina del grano dalla dieta pur non essendo intolleranti è divenuto uno stile alimentare “di moda” – spiega Italo De Vitis, gastroenterologo del Policlinico Gemelli – si parla di “sensibilità” al glutine, ma l’esistenza di questo disturbo, ben diverso dalla celiachia o dall’allergia, resta da verificare come pure la sua reale diffusione». L’esperto mette in guardia dal praticare “diete fai-da-te”: «Mettersi a dieta senza glutine e senza aver fatto alcun test per capire quale sia la patologia, impedisce al medico di fare una diagnosi certa – spiega De Vitis – inoltre, rimuovere carboidrati contenenti glutine può nascondere dei problemi non immunologici, ma metabolici. Per esempio la sindrome metabolica o l’incipiente diabete tipo II». Infine, la dieta senza glutine praticata per molto tempo, può comportare riduzione in proteine, fibre, folati, niacina, vitamina B12, riboflavina (perchè l’assunzione di grano e derivati è un ottimo apporto di questi nutrienti) ed eccesso di acidi grassi saturi. Secondo l’esperto le uniche patologie «certe» e quindi comprovabili con test clinici sicuri sono: la celiachia, detta intolleranza al glutine, ma che è una malattia autoimmune, e l’allergia al grano, documentabile dall’allergologo con opportuni test, che causa una reale reazione allergica a proteine del grano diverse dal glutine e, come tale, è trattabile con dieta da esclusione e talora con farmaci.
Per De Vitis l’esistenza di una “sensibilità” al glutine è invece tutta da verificare e dovrebbe comunque essere «accertata sempre a cura di un medico».
Fonte: www.theteller.it