Il Servizio sanitario nazionale garantisce ai celiaci buoni mensili, forniti dalla Asl, per l’acquisto dei prodotti. Ma sono utilizzabili solo nella propria Regione ed entro date precise

La situazione

Per gli oltre 214 mila italiani che soffrono di celiachia la dieta senza glutine è l’unica terapia possibile; per questo, a supporto del regime alimentare, il Servizio sanitario nazionale garantisce loro buoni mensili, forniti dalla Asl, per l’acquisto dei prodotti inseriti nel «Registro nazionale degli alimenti senza glutine», come pane e pasta senza glutine, nei limiti dei tetti di spesa fissati dal ministero della Salute. I buoni a disposizione ogni mese, però, quasi sempre sono spendibili in un’unica soluzione, cioè non in maniera frazionata e in più canali di vendita (farmacia, negozi specializzati, grande distribuzione organizzata) e, soprattutto, possono essere utilizzati solo nella propria Regione, non essendo ancora attivo dappertutto il sistema digitale che permetterebbe la «circolarità» del budget, ovvero la possibilità di acquistare i prodotti a carico del Servizio sanitario anche al di fuori della Regione di residenza, come già avviene per i medicinali prescritti con la ricetta elettronica che possono essere ritirati in qualsiasi farmacia del Paese. Carenze che pesano ancora di più in questa fase di emergenza da Covid-19, soprattutto per le persone bloccate fuori Regione a causa delle restrizioni alla libera circolazione.

Si può andare a fare la spesa in un Comune vicino?

Ma procediamo con ordine. Una persona celiaca può recarsi in un Comune vicino per acquistare gli alimenti senza glutine? Se nel proprio Comune di residenza non è presente un punto vendita convenzionato col Servizio sanitario o non è possibile reperire i prodotti terapeutici, il paziente può spostarsi per motivi di salute, trattandosi di una terapia salvavita. Oltre al modulo di autocertificazione, è consigliabile portare con sé il certificato che attesta la diagnosi di celiachia o quello di esenzione rilasciato dalla Asl. Per l’acquisto dei prodotti terapeutici ogni persona celiaca ha diritto al rimborso di un importo massimo da spendere in un mese, variabile in base ai fabbisogni energetici legati all’età e al sesso. Per esempio, nella fascia di età tra i 18 e i 59 anni, le donne possono spendere fino a 90 euro al mese, gli uomini fino a 110 euro. Il contributo va speso interamente entro il mese, altrimenti si perde. In questa fase in cui le uscite per la spesa sono ridotte è possibile spendere il buono anche dopo? Per limitare gli spostamenti, alcune Regioni hanno disposto in via transitoria la proroga della scadenza dei buoni mensili, altre hanno unificato i budget (per esempio, di aprile e maggio) per cui il contributo può essere speso sull’intero periodo. «La spendibilità dei buoni oltre il limite dell’ultimo giorno del mese in corso — riferisce Giuseppe Di Fabio, presidente dell’Associazione italiana celiachia (Aic) — è già possibile in Abruzzo, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Veneto, Liguria, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia, Lombardia, Campania. Nelle Marche è stata anticipata l’erogazione dei buoni di aprile. Le nostre associazioni territoriali hanno sollecitato le proprie Regioni ad adottare misure simili e attendono risposte a breve» (per informazioni www.celiachia.it o contattare la sede Aic della propria Regione).

Che fare se mi trovo in una regione diversa dalla mia?

Chi si trova in una Regione diversa dalla propria può utilizzare ugualmente il tetto di spesa? In generale la regola è che il buono/ricetta per l’acquisto degli alimenti senza glutine è valido solo nella Regione di residenza. Da qui le molte difficoltà che stanno affrontando le persone celiache fuori sede per motivi di lavoro, studio o perché rimaste bloccate a causa delle restrizioni introdotte dal DPCM del 22 marzo, che vietano di rientrare presso il proprio domicilio. Territori in ordine sparso «Il problema è che purtroppo non è stata ancora completata in tutto il nostro Paese la digitalizzazione del buono, che da sempre indichiamo come uno strumento per facilitare la sua piena circolarità fra Regioni» osserva il presidente di Aic. «Per questo motivo abbiamo sollecitato un provvedimento nazionale, almeno per il periodo dell’emergenza, che consenta di ritirare la propria terapia anche in Regioni diverse da quelle di residenza. Il ministero della Salute ha sensibilizzato le Regioni perché accolgano le nostre richieste, superando gli aspetti burocratici». Alcune soluzioni si stanno trovando. «È molto semplice attuare anche in via provvisoria la circolarità per quei pazienti che, in osservanza dei provvedimenti restrittivi, sono rimasti lontani da casa» spiega Di Fabio. «Si richiede, infatti, la possibilità per gli assistiti residenti o domiciliati in altre Regioni di poter spendere i propri buoni, previa richiesta di autorizzazione da parte della propria Asl di residenza.

Dove funzionano i buoni-spesa

«Le prime Regioni che hanno reso spendibili i buoni per i celiaci non residenti sono state Veneto, Campania e Friuli Venezia Giulia, che poi potranno richiedere la compensazione alla Regione di competenza — prosegue il presidente di Aic — . Non risentono del problema i celiaci della Provincia di Trento e della Basilicata, poiché queste amministrazioni già in passato hanno adottato un diverso sistema di erogazione della terapia: nella prima è previsto l’accredito sul conto corrente, nella seconda un bancomat dedicato. In seguito alla pandemia — conclude Di Fabio — si dovrà rimettere al centro il paziente, per tutti gli aspetti legati alla patologia, perché non è più pensabile che per la stessa condizione debbano esserci diversi modelli di fornitura del servizio».

In Lombardia la lista di chi effettua consegne a domicilio

Secondo i dati (2018) della relazione al Parlamento del ministero della Salute sulla celiachia, la Lombardia è la Regione col più alto numero di celiaci, oltre 38 mila. In questo frangente, per chi ha la necessità di acquistare e consumare prodotti senza glutine, la consegna a domicilio rappresenta un aiuto concreto, soprattutto per quelle persone che non hanno modo di spostarsi o alle quali è fortemente sconsigliato uscire di casa, anche per fare la spesa. Da qui l’iniziativa di Aic Lombardia, sezione territoriale dell’Associazione italiana celiachia, di mettere a disposizione dei celiaci un elenco delle attività che, sul territorio regionale, effettuano la consegna a casa di alimenti o anche di piatti già pronti gluten free. La lista, continuamente aggiornata man mano che arrivano le adesioni, comprende locali informati sulla celiachia aderenti al network «Alimentazione fuori casa», negozi specializzati, farmacie in convenzione col Servizio sanitario, aziende produttrici di alimenti specificamente formulati per celiaci. Per informazioni: aiclombardiahome.it oppure segreteria@aiclombardia.it.

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«Settimana della celiachia»

A maggio di ogni anno l’associazione Aic organizza la «settimana della celiachia» per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia cronica difficile da diagnosticare. Secondo le stime, infatti, sono oltre 400 mila i celiaci che non hanno ancora ricevuto la diagnosi. Quest’anno l’attività di comunicazione si svolgerà online e sui social, essendo state annullate tutte le iniziative pubbliche. «Punteremo sulla necessità di una sanità digitalizzata e uguale in ogni Regione, tema che sosteniamo da anni e oggi è improvvisamente più attuale del solito» spiega Giuseppe Di Fabio, presidente Aic. «Ribadiremo l’importanza del coinvolgimento e dell’ascolto delle associazioni di pazienti prima dell’emanazione di provvedimenti da parte delle istituzioni».