Nel 26% dei casi la sensibilità al glutine è la causa di disturbi finora attribuiti alla sindrome del colon irritabile. Lo rivela uno studio italiano presentato nel corso della United European Gastroenterology Week

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Il glutine può dare problemi anche a chi non è celiaco: in un paziente su quattro, infatti, questo alimento sembra causare disturbi sinora attribuiti alla sindrome del colon irritabile e ad altre alterazioni del funzionamento dell’apparato digerente. Lo dicono i risultati preliminari dello studio “Glutox”, promosso dall’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (Aigo) e presentato oggi a Vienna nel corso della United European Gastroenterology Week.

La ricerca, coordinato dal Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha come obiettivo quello di verificare la reale diffusione della “sensibilità al glutine”, un disordine nuovo e ancora poco conosciuto, sempre causato dall’ingestione di questo alimento ma che colpisce pazienti né celiaci né allergici al grano. Si stima che in Italia potrebbe interessare tra il 5 e il 10% della popolazione.

La sua diagnosi attualmente avviene per esclusione: i pazienti che, pur presentando sintomi simili a quelli della celiachia e indotti dal glutine, non risultano né celiaci né allergici al grano sono classificati come affetti da sensibilità al glutine. Tuttavia, poiché la patologia porta gli stessi sintomi di altre patologie, come la sindrome del colon irritabile, si pone il problema che alcuni casi non siano correttamente diagnosticati.

Per verificare, quindi, che i sintomi lamentati dai pazienti fossero effettivamente causati dal glutine ed escludere altre cause, i ricercatori li hanno sottoposti per tre settimane a una dieta priva di glutine e hanno verificato l’andamento dei disturbi. Dopo questo periodo, l’alimento è stato reintrodotto “in cieco” ed è emerso che il 26% di loro manifestava di nuovo gravi sintomi. Sebbene si tratti ancora di dati preliminari, i risultati della ricerca aprono prospettive importanti perché è possibile ipotizzare che questi pazienti potrebbero essere sottoposti a una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca.