Contiene il triptofano un aminoacido che, combinato con specifici probiotici, riduce l’infiammazione anche in chi segue un’alimentazione gluten-free

Oggi negli Stati Uniti si celebra il Thanksgiving day. Festività che tutti associamo agli enormi tacchini ripieni che ne rappresentano il piatto tipico.

Tuttavia, se si soffre di celiachia meglio non aspettare il giorno del ringraziamento per mangiare il tacchino. Anzi, è bene consumarlo più spesso, dal momento che è ricco di triptofano, un amminoacido che, in combinazione con alcuni probiotici, può migliorare le condizioni di salute e potenziare i benefici di una dieta gluten-free.

Il consiglio arriva da un gruppo di ricercatori della McMaster University di Hamilton, in Ontario (Canada) che in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine hanno osservato che nelle persone con celiachia il processo di  disgregazione del triptofano da parte dei batteri intestinali è alterato.

Ripristinare il corretto metabolismo di questa sostanza potrebbe quindi contribuire a un miglioramento dei sintomi, spesso presenti nonostante l’aderenza alla dieta senza glutine.

«L’unico trattamento per la celiachia è una stretta aderenza a una dieta priva di glutine, che è difficile da seguire e non sempre porta al completo recupero dell’intestino o alla risoluzione dei sintomi» afferma Elena Verdu, a capo dello studio.

Il triptofano non può essere prodotto dall’organismo ma viene assunto attraverso gli alimenti. È presente nel pollame, nel cioccolato, nelle banane e nelle verdure crocifere come broccoli, cavoli e cavolfiori.

In condizioni normali i batteri intestinali scompongono questo amminoacido producendo delle molecole, chiamate metaboliti, che interagiscono con i recettori presenti nel rivestimento delle pareti intestinali che controllano l’infiammazione. Se questi recettori non vengono attivati dai metaboliti, aumenta il rischio di infiammazioni intestinali. In particolare il recettore degli idrocarburi arilici (AhR) gioca un ruolo fondamentale nella salute intestinale. È stato osservato che una sua mancata o scarsa attivazione favorisce le infiammazioni croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.

I ricercatori hanno analizzato l’attività dei batteri intestinali in tre gruppi di persone: pazienti con malattia celiaca attiva, pazienti che seguivano da due anni una dieta priva di glutine e persone sane.

I pazienti celiaci mostravano un ridotto metabolismo batterico del triptofano e una ridotta attivazione del recettore AhR che controlla l’infiammazione e protegge l’intestino. Dopo due anni di dieta senza glutine questi processi erano solo in parte ripristinati.

Da una serie di esperimenti su topi geneticamente predisposti alla celiachia è emerso che due ceppi di lattobacilli capaci di metabolizzare il triptofano attivavano il recettore Ahr riducendo l’infiammazione provocata dal glutine. L’abbinamento delle due sostanze, triptofano e lattobacilli, potrebbe quindi avere effetti benefici.

I risultati dello studio suggeriscono quindi che correggendo il metabolismo del triptofano nell’intestino si possono migliorare i sintomi della malattia celiaca.

Gli scienziati hanno intenzione di mettere a punto un piano terapeutico combinato che preveda un apporto maggiore di triptofano attraverso la la dieta o tramite integratori abbinato all’assunzione di probiotici specifici che attivino il recettore AhR per dare maggiore sollievo ai pazienti celiaci che non rispondono alla dieta priva di glutine.

 

Fonte: www.healthdesk.it

Immagine: Pink Sherbet Photography from USA, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons