Celiachia: FarmoNext Ora produrrà 15mila tonnellate all’anno di prodotto da esportare in trenta paesi. In questo modo l’azienda italiana ora conta di raddoppiare il proprio fatturato nel giro di tre anni.
Dista una ventina di chilometri da Milano, Casorezzo. È qui che è stato inaugurato solo la settimana scorsa (il 17 giugno) un nuovo stabilimento per la produzione di pasta senza glutine della FarmoNext. Mangiare gluten-free è la moda del momento. I consumatori chiedono non solo spaghetti, ma anche dolci, pizze, pane. Prodotti acquistati dai celiaci ma anche da coloro che non lo sono, perché è luogo comune ritenere che siano sinonimo di alimenti sani. Così il cibo senza glutine è ormai un business in crescita, che nel 2015 valeva 4.63 miliardi di dollari a livello mondiale e secondo le stime della società di ricerca britannica Visiongain dovrebbe raggiungere i 7.59 miliardi entro il 2020. Di questo business fa parte anche FarmoNext, 10 milioni di fatturato il 40 per cento ottenuto nei mercati esteri, che ora è arrivata ad avere una capacità produttiva di 15mila tonnellate annue di prodotti.
La sua nuova fabbrica di Casorezzo si aggiunge alle due già attive, una sempre nello stesso comune lombardo e l’altra a Lavezzola in provincia di Ravenna. Un investimento costato 8 milioni di euro. Adesso FarmoNext vanta un sito produttivo da 10mila metri quadri coperti, dove lavorano circa una settantina di addetti, e due nuove linee automatiche, una per la pasta lunga e l’altra per quella corta. Fondata nel 2000, l’azienda alimentare è cresciuta in modo esponenziale in pochi anni, espandendosi anche sui mercati stranieri. Esporta in Europa, nel Nord-America e in Australia e si appresta ad approdare anche in altri mercati emergenti come Russia, Giappone e Cina.
Un’eccezione rispetto alla tipica azienda del gluten-free. In genere, secondo l’ultimo Osservatorio nazionale sul comparto alimentare del senza glutine, che ha preso a campione 206 manager, le imprese dedicate a queste produzioni hanno dimensioni medio-piccole. Godono di buona salute e più di sei su dieci hanno ricavi in crescita e un buon accesso al credito ma la maggior parte non sono grandi esportatrici. E quando vendono sui mercati stranieri in genere hanno come principali paesi di sbocco quelli europei, Francia e Germania in testa, o al più quelli del Nord America. “È infine piuttosto raro trovare aziende attive in più di una decina di paesi”, spiegano dall’Osservatorio.
Farmo invece arriva in una trentina di mercati diversi. “Noi puntiamo tanto su ricerca e sviluppo dove investiamo il 6 per cento dei ricavi – dichiara Remo Giai, Presidente di Farmo – Forse è questo che ci ha permesso di crescere anche all’estero. Tanto che adesso contiamo di raddoppiare il nostro fatturato nei prossimi tre anni, raggiungendo i 20 milioni di euro”. La ricerca nel settore del Gluten Free è importante. La trasformazione delle farine in prodotti finiti come la pasta richiede l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione. “C’è da sostituire l’azione legante del glutine con trattamenti fisici sulle farine – proseguono dalla Farmo – Tali trattamenti prevedono l’impiego di vapore puro ad elevata pressione ed è necessario impastare sotto vuoto spinto”. Proprio la stazione termica, così come gli altri impianti a supporto del processo produttivo, sono fondamentali per garantire che la pasta tenga la cottura.
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