Dopo una diagnosi di celiachia, l’ansia potrebbe essere solo uno dei sintomi psicologici da non sottovalutare nei pazienti con intolleranza al glutine. Se di solito siamo portati a pensare che i segnali della malattia riguardino solo il corpo, in realtà anche la psiche ne è coinvolta, per tutti i risvolti psicologici sui quali troppo spesso non ci si sofferma.
In pazienti adulti, ma anche nei bambini e negli adolescenti, potrebbero insorgere dei meccanismi tali da provocare emozioni contrastanti di fronte a una diagnosi di celiachia. Rabbia, delusione, tristezza, talvolta anche vergogna. E persino paura di non essere accettati, inclusi, integrati nei gruppi di riferimento.
Dare supporto psicologico a chi è celiaco è fondamentale soprattutto nelle prime fasi, per consentire a ogni paziente di affrontare al meglio la situazione, con i giusti strumenti e l’atteggiamento migliore.
Celiachia e ansia, la parola all’esperto
Abbiamo già visto insieme con l’esperto quali sono i sintomi dell’ansia da tenere sempre in considerazione. In riferimento all’ansia che si prova dopo una diagnosi di celiachia abbiamo deciso di affrontare in modo più specifico e approfondito la questione, per comprendere quali sono i meccanismi che potrebbero innescarsi dopo la scoperta di essere celiaci e come affrontare ogni problema.
Per quello che riguarda i risvolti psicologici della celiachia, abbiamo rivolto qualche domanda al Dottor Luciano Cirino, psicologo, di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma. Poche e semplici domande per comprendere insieme come affrontare al meglio una diagnosi di celiachia.
La celiachia può avere anche sintomi psicologici: come affrontare ansia e depressione causati da una diagnosi di celiachia?
La celiachia è una condizione fisica che ha ripercussioni sul benessere mentale per varie ragioni. I disturbi intestinali possono creare:
- malumore
- senso di spossatezza
- mal di testa
- difficoltà nel sonno
Aspettarsi il possibile arrivo di tali disturbi crea una condizione di ansia e un cattivo rapporto con il cibo. A causa della diagnosi di celiachia e della consapevolezza che l’intolleranza al glutine non può essere eliminata, occorrerà dunque cambiare una serie di abitudini alimentari. Ciò può causare sconforto o reazioni depressive.
Imparare a convivere con la celiachia
In generale, quando un problema non può essere risolto l’unico modo di affrontarlo è prenderne atto, smettere di lottare per eliminarlo e cercare di recuperare tranquillità interiore, pacificandosi con la realtà, per quanto indesiderata.
Il punto di partenza per affrontare i sintomi della celiachia è dunque accettarla come una condizione con cui poter convivere. Reagire con rabbia o tristezza non fa che acuirne la sintomatologia. Occorre invece cercare di considerarla una caratteristica del sé psicofisico, che può integrarsi con tutte le altre.
Si tratta di un processo graduale, per qualcuno difficile, ma fondamentale.
Celiachia nei bambini e negli adolescenti: come può essere difficile a livello mentale accettare di non poter mangiare come gli altri?
La celiachia porta con sé l’impressione di mancanza, di rinuncia. Nell’immaginario collettivo i principali cibi a base di grano, come il pane, la pizza, la pasta e molti dolci, sono considerati fondamentali e irrinunciabili nella dieta quotidiana. Inoltre, sono cibi particolarmente gradevoli, ricercati, simbolo di piacere e veicolo di relazione, rientrando molto spesso, se non di regola, nei momenti conviviali.
Pertanto, non poter mangiare tali cibi, a differenza degli altri che invece possono permetterselo senza problemi, può creare difficoltà.
Bambini e adolescenti possono soffrire di più
I bambini e gli adolescenti possono soffrirne in modo particolare perché sentono con intensità il desiderio, a partire dai bisogni primari come quello di cibarsi; dunque, per loro è frustrante e motivo di tristezza o rabbia dover rinunciare a pietanze invitanti.
Inoltre, a quest’età è più difficile rielaborare la realtà che si vive, farsene una ragione e sopportarne le difficoltà, compresi gli aspetti pratici, logistici, collegati a una dieta differenziata.
Infine, nell’infanzia e nell’adolescenza la relazione con gli altri e l’integrazione nel gruppo è molto importante per la formazione della propria identità personale e sociale.
Vi è dunque un confronto continuo tra sé e gli altri: può essere imbarazzante apparire “diversi” dagli amici, nello stile e nelle abitudini alimentari, mangiare cibi alternativi e chiedere in un bar se servono pietanze gluten free. Per ovviare a tutto ciò può talvolta risultare più facile mangiare come gli altri e accettarne le conseguenze.
Perché la figura di uno psicologo o di uno psicoterapeuta può essere utile?
Uno psicologo o psicoterapeuta può essere utile nell’aiutare a superare la “vergogna” e l’imbarazzo di accettare la propria condizione, la propria “diversità”, i disagi fisici, psicologici e sociali che si vivono e un po’ alla volta imparare a conviverci, risolverli e sentirsi sempre più sereni.
Può essere utile per passare da un senso di precarietà, di mancanza, a una sensazione di agio con se stessi e con gli altri. Un po’ alla volta si può arrivare a percepire che in realtà non manca nulla, si tratta solamente di fare attenzione alle proprie esigenze, dunque a una dieta alimentare corretta. Scegliere i cibi che fanno stare bene e imparare a cucinarli può diventare persino piacevole, anziché un peso.
Lo psicologo può aiutare anche i genitori
Lo psicologo può inoltre essere utile per aiutare i genitori ad accompagnare i propri figli nel “tollerare l’intolleranza”, perché possano vivere serenamente la propria condizione.
In conclusione, può essere utile ad aiutare le persone a prendersi cura di sé, constatare che non si è soli, accorgersi che ormai è sempre più ampia l’attenzione e l’offerta di cibi per celiaci, negozi specializzati, locali pubblici che prevedono nei loro menù pietanze senza glutine. Infine, un’altra condizione da accettare è che può però essere economicamente più impegnativo.
Fonte: www.benessereblog.it