La celiachia potrebbe avere un’origine infettiva: sarebbe, infatti, causata da un Rotavirus, in soggetti geneticamente predisposti, e a rivelarlo è proprio una ricerca italiana, appena pubblicata sulla rivista Plos Medicine. Come è già avvenuto per la scoperta del ruolo dell’Helicobacter pylori nella gastrite e nell’ulcera (che ha valso l’anno scorso il Nobel per la medicina) questo non solo getta nuova luce su aspetti finora poco chiari della patogenesi della malattia, ma potrebbe portare a future strategie di profilassi e a trattamenti innovativi.
La celiachia è una forma infiammatoria cronica del piccolo intestino dovuta a un’alterata risposta immunitaria al glutine, proteina contenuta nei cereali alimentari (frumento, farro, orzo, segale, avena) tranne riso e mais, che colpisce soggetti suscettibili ed è caratterizzata da malassorbimento, deficit nutrizionali e varie manifestazioni cliniche; in Europa e Nord America riguarda l’1-3% della popolazione, nella quale si manifesta soprattutto in età pediatrica ma anche negli adulti con una sintomatologia più sfumata.

Viene considerata un modello di patologia autoimmune in quanto sono ben identificati i fattori genetici e ambientali implicati e le interazioni tra antigeni e anticorpi nella forma attiva della malattia; c’è un’attivazione dalla risposta immune acquisita e sono presenti anticorpi (immunoglobuline) quali IgG e IgA anti-transglutaminasi, che non sono più rilevabili quando la dieta diventa gluten-free (GDF) e la malattia entra in fase di remissione (per la diagnosi si rilevano questi e altri anticorpi).

Ci sono però vari aspetti della patogenesi della celiachia ancora poco chiari, compresi quelli suggeriti da evidenze recenti del possibile coinvolgimento di agenti infettivi, o della possibile attivazione nelle fasi iniziali di malattia anche dell’immunità naturale da parte di peptidi, cioè frammenti, del glutine.

 

Anticorpi anti-proteina virale

Lo studio di ricercatori dell’Università di Verona insieme ad altri dell’Ospedale G. Gaslini e Università di Genova, ha riguardato 60 soggetti da 1 a 56 anni d’età con celiachia in fase attiva, tutti con anticorpi anti-gliadina (frammento del glutine) e anti-transglutaminasi, che presentavano lesioni duodenali e sintomi gastrointestinali come diarrea e crampi ed extra-intestinali come anemia, dermatiti, perdita di peso, disturbi di crescita e miopatia, e che sono stati confrontati con 60 soggetti-controllo sani.

La ricerca ha individuato un autoantigene peptidico che veniva riconosciuto dalle immunoglobuline sieriche (IgA) dei malati di celiachia in fase attiva sottoposti a dieta contenente glutine (GCD), ma non da quelli in regime alimentare GDF, e che appariva omologo alla proteina Vp7 derivata dai Rotavirus. Si è visto che queste Ig che riconoscevano la proteina Vp7 dei rotavirus, oltre ad autoantigeni come la transglutaminasi, erano presenti in tutti i celiaci esaminati, mentre erano assenti nei soggetti controllo. Si sono anche rilevate IgG anti-Rotavirus in tutti i malati e solo in un terzo dei controlli. Si è poi osservato che gli anticorpi anti-Vp7 erano in grado di incrementare la permeabilità delle cellule epiteliali (di rivestimento) intestinali, una caratteristica della fase precoce della malattia che altera le normali funzioni di assorbimento. Inoltre inducevano un’attivazione dei monociti, con conseguente produzione di citochine pro-infiammatorie, attivazione successiva a un legame da parte di linfociti T, suggerendo un collegamento tra immunità naturale e acquisita.

 

In prospettiva profilassi o terapie

I Rotavirus potrebbero quindi intervenire nella patogenesi della celiachia in fase attiva con un meccanismo di tipo mimetico, che porta il sistema immunitario a confondersi. Va ricordato che questi virus sono molto diffusi e costituiscono in molti paesi gli agenti causali più frequenti della gastroenterite infantile; inoltre sono già stati associati ad altre forme di autoimmunità, diretta per esempio contro le isole pancreatiche, sempre attraverso un meccanismo mimetico. Tutto queste evidenze potrebbero quindi porre le basi per un’eventuale immunoprofilassi di soggetti predisposti alla celiachia, o per terapie inedite rivolte a chi ha la malattia, oggi affrontata con l’approccio di esclusione dei cereali da proseguire per tutta la vita.

 

Fonte:  Zannoni G et al. In Celiac Disease, a Subset of Autoantibodies against Transglutaminase Binds Toll-Like Receptor 4 and Induces Activation of Monocytes. Plos Med 2006, vol 3 (9), 1.637-1.653.

Fonte: www.tagmedicina.it