Nel corso degli ultimi 2 decenni, nel Regno Unito le diagnosi cliniche di malattia celiaca nei bambini di età superiore ai tre anni sono aumentate di quasi tre volte, soprattutto nelle aree socio-economicamente più sviluppate. Questi dati derivano da uno studio clinico pubblicato sulla rivista Archives of Disease of Childhood. La situazione italiana non è molto differente.
“Negli ultimi decenni si è accresciuta la consapevolezza clinica della malattia celiaca in parte a causa del miglioramento della precisione e la disponibilità di test diagnostici. Tuttavia, non abbiamo le attuali stime di bambini celiaci con effettiva diagnosi di malattia ed è importante sapere se i modelli diagnostici variano a seconda del gruppo socio-economico.” Questo è quanto dichiarato dalla prof.ssa Laila J. Tata, professore associato di epidemiologia presso la Scuola di Medicina dell’Università di Nottingham.
Con l’obiettivo di identificare le variazioni socioeconomiche nella diagnosi clinica di malattia celiaca pediatrica, la prof.ssa Tata e i suoi colleghi hanno identificato tutti i bambini di età compresa tra 0 e 18 anni registrati con una prassi generale che ha contribuito ad un ampio database di popolazione (The Health Improvement Network) tra il 1993 e il 2012.
Sono stati calcolati i tassi di incidenza della malattia (IRS) celiachia e stratificati per età, sesso, paese di residenza, anno e per la situazione socioeconomica.
Sono stati inclusi un totale di 2.063.421 bambini (10.508.374 persone-anno) con un periodo di follow-up mediano di 3,8 anni (range interquartile, 1,5-7,9) e 1.247 diagnosi di malattia celiaca (IR complessiva=11,9; 95% CI, 11,2-12,5 per 100.000 persone-anno).
I risultati dell’analisi derivanti dai dati raccolti nel database hanno evidenziato che il tasso di celiachia è più alto del 53% nelle femmine (rapporto IR [IRR]=1,53; 95% CI, 1,37-1,72). L’incidenza è risultata più bassa nei bambini di età inferiore a 1 anno (IR = 4; 95% CI, 2,7-6) e poi aumentava a 1 anno (IR = 18,7; 95% CI, 15,7-22,2) e 2 anni (IR = 17,9; 95% CI, 15-21,5).
Tale incidenza poi scendeva tra i 3 anni (IRR = 8.4; 95% CI, 11,3-17,1) e i 18 anni (IRR = 11,9; 95% CI, 9,2-15,5).
E’ stato anche osservato che il tasso di diagnosi è aumentato del 75% negli ultimi 5 anni del periodo di studio, rispetto ai primi 5 anni (IRR=1.75; 95% CI, 1,31-2,34).
Durante tutto il periodo di studio, c’è stato un aumento del 39% delle diagnosi nei ragazzi (IRR=1.39; 95% CI, 0,92-2,1) e l’incidenza nelle ragazze è raddoppiata (IRR=2.09; 95% CI, 1,39-3,13).
Le diagnosi sono rimaste stabili, come numerosità, in bambini di età inferiore ai 2 anni (IRR=0.77; 95% CI, 0,5-1,18), ma il loro numero è triplicato nei bambini di età superiore ai 3 anni, dai primi 5 anni rispetto agli ultimi 5 anni (bambini di età 3-9 anni ; IRR=2.85, 95% CI, 1,66-4,88; e di età 10-18 anni; IRR=3.24, 95% CI, 1,6-6,56).
I ricercatori hanno anche trovato un gradiente nella diagnosi di malattia celiaca tra i gruppi socio-economici, con la più alta incidenza nei bambini dai due quintili meno socio-economicamente svantaggiate (IRR = 1,8; 95% CI, 1,45-2,22; e IRR = 1.85; 95% CI, 1.48 -2.3, rispettivamente), e la più bassa incidenza nel quintile dei più indigenti. Questa tendenza è stata coerente tra i sessi, le età, periodo di tempo e paese di residenza.
«La situazione in Italia è analoga. No abbiamo dati recentissimi, ma l’incidenza della celiachia è aumentata soprattutto perché si fa diagnosi più facilmente. Ci sono test diagnostici molto diffusi e molto sensibili che portano sempre più a una maggiore identificazione di casi che altrimenti potrebbero sfuggire alla diagnosi. L’incidenza è in aumento in tutto il mondo occidentale, probabilmente è in aumento anche la frequenza di questa malattia e questo è un altro aspetto. Quindi non è solo una maggiore facilità di diagnosi ma anche proprio l’aumento della patologia nel suo insieme». Questo è quanto dichiarato dal prof. Carlo Catassi, professore Associato di Pediatria Generale e Specialistica, Clinica Pediatrica Università Politecnica delle Marche ai microfoni di PharmaStar.
Il prof. Catassi ha aggiunto: «Oltre alla maggior diagnosi c’è un aumento della casistica generale. La frequenza della celiachia trent’anni fa era dello 0,2%, oggi è dell’1%. Questo può essere dovuto a tanti fattori che non conosciamo bene come nuovi tipi di grano o di lieviti ma altri fattori che ci sfuggono come infezioni. Fattori che non conosciamo bene. Non abbiamo un dato italiano recentissimo come quello inglese ma la situazione è abbastanza analoga».
In conclusione, come sottolineato dalla prof.ssa Tata: “I medici dovrebbero garantire l’attuazione delle linee guida e delle procedure diagnostiche più recenti per ottenere una diagnosi di celiachia. Il divario nella diagnosi infantile tra i bambini appartenenti a livelli socioeconomico opposti potrebbe essere dovuto a diversi fattori di rischio predisponenti la malattia celiaca; tuttavia, vi è una limitata evidenza per questo finora. Un’altra probabile possibilità è che l’accertamento della malattia varia, quindi campagne di sensibilizzazione per i medici e la popolazione in generale può aiutare ad attuare strategie per il reperimento di casi in tutti i bambini e ridurre questa disuguaglianza “.
Zingone F. et al. Socioeconomic variation in the incidence of childhood coeliac disease in the UK. Arch Dis Child doi:10.1136/archdischild-2014-307105
Fonte: http://www.pharmastar.it