La malattia celiaca è in aumento a livello globale ma con una diversa frequenza a seconda delle aree geografiche considerate. Come è cambiato l’andamento della malattia negli ultimi anni? Quali sono le aree geografiche nuove “colpite “ da questo disturbo? A queste domande ha risposto un lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Pediatric Gastroenterology & Nutrition che ha interessato i ricercatori del Dipartimento di Pediatria dell’ Università Politecnica delle Marche e il Centro per la Ricerca in Celiachia del  Massachustetts General Hospital.

L’aumento della prevalenza della malattia celiaca (Mc) può essere in parte attribuita al miglioramento delle tecniche diagnostiche e alla consapevolezza dell’esistenza della malattia. L’aumento dell’incidenza è più difficilmente spiegabile. La nuova epidemiologia della Mc è caratterizzata da un aumento di nuovi casi nei Paesi dove è storicamente presente (Europa del Nord e gli Stati Uniti)  ma, più interessante, anche in nuove regioni (paesi asiatici).

Un cambiamento significativo delle abitudini alimentari, in particolare nel consumo di glutine, nonché nell’ alimentazione infantile sono probabilmente i principali fattori che possono spiegare queste nuove tendenze epidemiologiche.

La Mc si verifica in un ospite geneticamente suscettibile che è esposto al glutine attraverso la dieta. Storicamente, la Mc è stata descritta nelle aree in cui i cereali contenenti glutine erano gli alimenti di base. Nel corso del tempo, una crescente incidenza è stata osservata in aree precedentemente considerate indenni; questo deriva da cambiamenti globali nella dieta, per lo più relativi a un maggiore consumo di prodotti a base di frumento (ad esempio pasta, pizza).

In Europa e gli Stati Uniti, la frequenza media della Mc è di circa l’1%, con alcune differenze regionali, il cui motivo non è ancora chiaro. La prevalenza di Mc è alta fino al 2%-3% in Finlandia e Svezia, mentre è solo lo 0.2% in Germania, anche se queste zone condividono una distribuzione simile di fattori causali (livello di assunzione di glutine e predisposizione genetica).

Un aumento di 6.4 volte dell’incidenza è stata recentemente descritta in Scozia (1990-2009) e in particolare c’è un aumento dell’incidenza a livello pediatrico.

Un recente studio americano ha dimostrato che la prevalenza di Mc nel 1975 era dello 0.2%, e nei successivi 25 anni c’è stato un aumento di 5 volte.

Le ragioni di questi cambiamenti non sono chiare, ma giocano un ruolo importante le componenti ambientali (variazioni nella quantità e qualità del glutine ingerito, modelli di alimentazione nei bambini, spettro di infezioni intestinali, colonizzazione del microbiota intestinale, etc).

Uno studio svedese ha indicato che il rischio di malattia è sostanzialmente inferiore nei neonati a cui vengono somministrate piccole quantità di glutine quando ancora allattati al seno. Il ruolo protettivo dell’allattamento al seno è stata sostenuta da altri studi osservazionali, retrospettivi.

Alcuni studi parlano di una finestra nello svezzamento in cui iniziare ad inserire il glutine e che si colloca tra il quarto e il sesto mese di vita.

I principali risultati di un’analisi norvegese, condotto su un largo campione di popolazione (324 casi Mc e 81.843 controlli di coorte), non elogiano l’allattamento al seno. Infatti,  secondo questo lavoro l’allattamento al seno non eserciterebbe alcuna protezione contro lo sviluppo della malattia. Invece, la durata più lunga dell’allattamento al seno sarebbe collegata con bambini con Mc (10.4 mesi) rispetto ai controlli (9.9 mesi) e il rischio di malattia sarebbe significativamente maggiore nei neonati allattati al seno per più di 12 mesi. Inoltre, il glutine introdotto durante l’allattamento al seno non avrebbe effetto protettivo.

Attualmente ci sono 2 studi randomizzati, multicentrici in corso in Europa, su neonati a rischio studiati sin dalla nascita.

La Mc è un disturbo comune in Africa del nord e Paesi del Medio Oriente; tuttavia il tasso diagnostico è ancora molto basso in questi paesi, soprattutto a causa della scarsa disponibilità di strutture diagnostiche e scarsa consapevolezza della malattia. In Saharawi, una popolazione araba che vive nel Sahara occidentale, la prevalenza di Mc nella popolazione generale è eccezionalmente elevata (5.6%) per ragioni che sono attualmente poco chiare.

La conoscenza dell’epidemiologia della celiachia in Asia  è ancora limitata e per lo più confinata in India, dove questo disturbo viene più frequentemente riconosciuto, sia nei bambini che negli adulti. La frequenza in India sembra essere maggiore nella parte settentrionale del paese, cosiddetta” cintura celiaca,” una constatazione che è in parte si spiega con la diversa distribuzione della coltivazione del grano e del riso tra nord e sud.

Le stime parlano di 5-8 milioni di persone che dovrebbero essere affette da questa malattia in India.

La differenza tra la zona Nord e Sud dell’India potrebbe aiutare a capire l’interazione tra la genetica e l’ambientale come cause di Mc.

In Cina sono diffusi cibi a base di glutine (soprattutto nella zona Nord) e anche i genotipi predisponenti la malattia, anche se con una prevalenza più bassa che nei paesi occidentali

Sono necessari studi epidemiologici per quantificare l’impatto di questa condizione in questo paese.

Infine, in Paesi quali  Giappone, Indonesia, Corea, Filippine e molte piccole isole del Pacifico questo disturbo dovrebbe essere raro visto il basso consumo di frumento e la bassa  frequenza di genotipi predisponenti.

Attualmente, nessun Paese effettua screening di massa per la Mc, fatta eccezione per la piccola Repubblica di S. Marino. Le principali limitazioni allo screening sierologico di massa sono la difficoltà di stabilire la corretta età di screening, variabilità nella storia naturale di sensibilizzazione al glutine e questioni etiche nel trattamento di soggetti con Mc clinicamente silente.

Oltre il 50% dei casi di celiachia rimane per ora non diagnosticata.

È, tuttavia, indiscutibile che i gruppi con una alta frequenza della malattia (ad esempio, parenti di primo grado di pazienti con Mc, soggetti con altre condizioni autoimmuni, pazienti con sintomi che suggeriscono la Mc come carenza di ferro, osteopenia e sindrome dell’intestino irritabile) dovrebbe essere regolarmente testati per la Mc.  In questo contesto, sarà importante valutare l’efficienza di uno screening basato sulla determinazione rapida, su una goccia di sangue, degli autoanticorpi (IgA anti-tTG) o dei geni predisponenti.

In conclusione, i dati disponibili suggeriscono che l’incidenza della celiachia sta aumentando e che la malattia è attualmente molto più comune in alcune aree in cui in passato era inesistente. Servono ulteriori studi anche per chiarire il ruolo dell’alimentazione nell’infanzia sullo sviluppo della malattia celiaca.

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