Autodiagnosi, l’acquisto di prodotti alimentari non adatti, test senza alcuna valenza scientifica, finti professionisti
Allergie e intolleranze alimentari sono sinonimi? Tutt’altro. Nonostante il grande interesse verso il mondo dell’alimentazione vengono, infatti, ancora confuse. Le allergie alimentari sono una risposta del sistema immunitario ad un allergene, ad esempio cereali con glutine come grano, segale, orzo, avena, farro, quindi arachidi, frutta a guscio come mandorle, nocciole, noci, pistacchi, uova, soia, lupini, sedano, sesamo, senape, crostacei, pesce, molluschi.
Se le allergie alimentari interessano il sistema immunitario, le intolleranze alimentari sono, invece, una risposta dell’organismo davanti alla difficoltà di digerire o metabolizzare un alimento o un suo componente. Un esempio è l’intolleranza al lattosio che si verifica in quei soggetti privi della lattasi, l’enzima per digerire il lattosio, lo zucchero del latte. La mancanza di questo enzima, infatti, impedisce di scindere il lattosio nelle sue due componenti, cioè, il glucosio e il galattosio, ostacolando, così, la digestione del latte e dei suoi derivati. Un altro esempio di intolleranza alimentare è il favismo, causato da un difetto della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, un enzima presente nei globuli rossi. Chi è affetto da favismo è, ad esempio, intollerante a fave, piselli e anche ad alcuni farmaci.
AUTODIAGNOSI
Allergie e intolleranze alimentari sono spesso oggetto di autodiagnosi, ciò che può portare all’adozione di diete sbagliate. In questo contesto si registra anche la corsa, fra gli intolleranti immaginari, all’acquisto di prodotti gluten free e lactose free,una scelta non giustificata da accertamenti clinici su eventuali intolleranze alimentari. Questi prodotti vengono acquistati nella convinzione che dopo ci si sentirà meglio o perché garanzia di dimagrimento (cosa illusoria).
TEST
Un altro trend è quello della diagnosi attraverso test in realtà senza alcuna valenza scientifica, test molto spesso proposti da personale non idoneo, facilmente reperibili in commercio o su Internet. “Sempre più spesso” spiega, ad esempio, Antonio Caretto, presidente della Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica “ci troviamo di fronte a casi di pazienti disorientati e in sovrappeso che si rivolgono al medico convinti di essere intolleranti a determinati alimenti, solo perché accusano gonfiore addominale e scarsa digeribilità. Il più delle volte questi pazienti si presentano con i risultati di test non validati e dopo aver seguito delle diete selettive assolutamente prive di efficacia e soprattutto dannose proposte da personale non ascrivibile all’ambito sanitario”.
Il Ministero della Salute ha, ad esempio, stilato un elenco di test non convenzionali e privi di valenza scientifica, un business che frutta circa 3 milioni di euro l’anno: il test citotossico di Bryant; il test di provocazione e neutralizzazione sublinguale e intradermico; la kinesiologia applicata; il test del riflesso cardio-auricolare; il Pulse test; il test elettrotermico o elettroagopuntura secondo Voll; il Vega test; il Sarmtest; il Biostrength test e varianti; la biorisonanza; l’analisi del capello; la ricerca delle IgG sieriche specifiche per alimento; il test per la misurazione del BAFF, il fattore attivante i linfociti B, e del PAF, il fattore attivante delle piastrine.
DECALOGO
Per aiutare i cittadini a non incorrere in false diagnosi e in falsi professionisti l’Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica ha realizzato un decalogo sulla gestione delle intolleranze alimentari. Il decalogo, validato dal Ministero della Salute, è stato realizzato in collaborazione con le maggiori società scientifiche italiane e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
Le intolleranze alimentari non sono responsabili di sovrappeso e obesità, che sono condizioni causate prevalentemente da uno stile di vita inadeguato. Le intolleranze alimentari vere sono poche e possono indurre disturbi gastrointestinali o di altro genere.
No all’autodiagnosi ed ai test effettuati direttamente presso i centri laboratoristici senza prescrizione medica. Se si sospetta una reazione indesiderata a seguito dell’ingestione di uno o più alimenti è necessario rivolgersi al proprio medico, che valuterà l’invio allo specialista medico competente. Lo specialista è in grado di valutare quali indagini prescrivere per formulare la diagnosi più corretta.
Non rivolgersi a personale non sanitario e attenzione a coloro che praticano professioni sanitarie senza averne alcun titolo. Spesso i test non validati per la diagnosi di intolleranza alimentare vengono proposti da figure professionali eterogenee, non competenti, non abilitate e non autorizzate, anche non sanitarie. Non effettuare test per intolleranze alimentari non validati scientificamente in qualsiasi struttura, anche sanitaria. Solo il medico può fare diagnosi.
Diffidare da chiunque proponga test di diagnosi di intolleranza alimentare per i quali manca evidenza scientifica di attendibilità. I test non validati sono: dosaggio IgG4, test citotossico, Alcat test, test elettrici (vega-test, elettroagopuntura di Voll, bioscreening, biostrength test, sarm test, moratest), test kinesiologico, dria test, analisi del capello, iridologia, biorisonanza, pulse test, riflesso cardiaco auricolare.
Non escludere nessun alimento dalla dieta senza una diagnosi ed una prescrizione medica. Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile e, nei bambini, scarsa crescita e malnutrizione. Possono inoltre slatentizzare disturbi alimentari. Quando si intraprende una dieta di esclusione, anche per un solo alimento o gruppo alimentare, devono essere fornite specifiche indicazioni nutrizionali, per assicurare un adeguato apporto calorico e di macro e micronutrienti.
La dieta è una terapia e pertanto deve essere prescritta dal medico. La dieta deve essere gestita e monitorata da un professionista competente per individuare precocemente i deficit nutrizionali e, nei bambini, verificare che l’accrescimento sia regolare.
Non eliminare il glutine dalla dieta senza una diagnosi certa di patologia glutine correlata. La diagnosi di tali condizioni deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, seguendo le linee guida diagnostiche.
Non eliminare latte e derivati dalla dieta senza una diagnosi certa di intolleranza al lattosio o di allergie alle proteine del latte. La diagnosi di intolleranza al lattosio o allergie alle proteine del latte deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, tramite test specifici e validati.
A chi rivolgersi per una corretta diagnosi? Medico (dietologo, medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista, pediatra).
Non utilizzare Internet per diagnosi e terapia. Il web, i social network ed i mass media hanno un compito informativo e divulgativo e non possono sostituire la competenza e la responsabilità del medico nella diagnosi e prescrizione medica.
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