300mila donne sono celiache ma non hanno ancora ricevuto una diagnosi. Sono 3 su 4 le celiache inconsapevoli secondo le stime dell’Aic, l’Associazione italiana Celiachia che ha appena pubblicato una guida destinata a medici di base e specialisti per affinare le diagnosi e far emergere i casi di celiachia sommersi. La guida “Donna&Celiachia” è stata diffusa in occasione della prima Giornata nazionale della Salute della donna lo scorso 22 aprile.
La celiachia è una malattia “rosa” e lo dimostrano i numeri. Su circa 600mila casi stimati nella popolazione italiana, 2 su 3 riguardano il sesso femminile. E il rapporto con gli uomini è di 2 a 1 (400mila celiache contro 200mila celiaci). Entrambi i sessi sono accomunati però da una sottovalutazione delle diagnosi. Nonostante crescano di oltre il 10% ogni anno, sottolinea l’associazione, i casi di celiachia diagnosticati sono appena 180mila per entrambi i sessi. In tanti sono dunque ancora in attesa di una diagnosi.
L’Aic parla della celiachia come di un “camaleonte” che si nasconde a sintomi non troppo evidenti e spesso diversi dai classici disturbi gastrointestinali. “Donna&Celiachia” vuole dunque aiutare i medici a individuare questa patologia “nascosta”. La diagnosi precoce di celiachia è fondamentale per assicurare alle donne un ritorno alla vita normale in salute, grazie naturalmente alla dieta senza glutine.
Inoltre una celiachia non diagnosticata è un serio fattore di rischio per la salute e il benessere riproduttivo della donna, come ricorda l’Aic: possono essere colpite più spesso da fratture e prima rispetto alle altre donne, hanno un rischio dieci volte più alto di aborto spontaneo, ritardo di crescita intrauterina, prematurità e basso peso alla nascita.
Disordini del ciclo mestruale e infertilità…
«Come in tutte le patologie autoimmuni il sesso femminile è più colpito dalla malattia celiaca rispetto al sesso maschile. La malattia celiaca si presenta nella maggior parte dei casi in maniera subdola, con una sintomatologia spesso aspecifica e questo può causare un ritardo diagnostico che può avere ripercussioni per quanto riguarda l’assorbimento di elementi fondamentali come ferro, calcio e folati», risponde la dottoressa Paoletta Preatoni, gastroenterologa ed endoscopista digestiva dell’ospedale Humanitas.
«Nella donna in età fertile bisogna sempre valutare con attenzione la presenza di alterazioni laboratoristiche come anemia e sideropenia che potrebbero essere la spia iniziale di un malassorbimento. Andrebbero sempre sottoposte a screening sierologico per celiachia le donne con storia di disordini del ciclo mestruale (amenorrea senza altre cause), di infertilità e di poliabortività», aggiunge in conclusione la specialista.